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i. versi e abbozzi | 173 |
tendemmo insidie agli augelletti, e insieme
120ci partimmo la preda. Entro un canneto
spesso nascosto io l'amor tuo cercai
deludere un momento: ansioso allora
tu di me givi in traccia. Il riso mio
o lo scrosciar delle vicine canne
125mi tradiva talor: tu mi scoprivi
e lieto a me correvi, e, in abbracciarmi,
del mio crudo piacer mi riprendevi.
Oh quanto ci amavamo! Ah! tutto tutto
è finito per noi. Caro fratello
130tu mi lasciasti... Al giuoco, in casa io sempre
solo restar dovrò? No, che la vita
menar più non potrei... Caro Filino,
ah! tu moristi, ah! morir voglio anch'io. —
Egli piangea; tra le ginocchia il prese
135il buon Micone, e gli asciugava il pianto,
e consolando il già.
micone
Diman condurti
alla cittade io vo' diman la tomba
ti mostrerò di tuo fratello, e voglio
140che venga insiem con noi la mamma ancora.
Ah figlio! ah tu sei morto! il padre tuo
che si t'amò, dimenticar sapresti?
2
LA DIMENTICANZA
Nel tempo in che dileguasi
all'orizzonte il rosso,
quando più forte gracida
la rana dentro al fosso;