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158 | i. puerili |
arti non hanno per noi l'efficacia delle tue armi. Quando tu vieni, fornito di catene per caricarcene, cessa d'ora innanzi di prometterci libertà. Tu puoi renderci schiavi, ma non farci credere di esser liberi. Ti basti di comandarci, non sperare d'illuderci. Se dei vili adulatori applaudissero alle tue menzogne, essi non potrebbon esser gl'interpreti dei sentimenti della nazione. Tiranni, se, per conservare il potere che avete usurpato, voi avete bisogno dei soccorsi spontanei dei popoli, voi potete discendere dal trono. Se noi siam deboli, non siamo dei folli; se soffriamo il tiranno, non sapremmo soccorrerlo; se sopportiamo la schiavitù, non sapremmo somministrare i mezzi di prolungarla.
Questa indipendenza però, esaltata con si magnifiche espressioni ancor dai meno preoccupati, ricercata con mezzi più acconci e sotto più fausti auspici, sarebbe di gran vantaggio alla Italia? Non lo dissimuliamo. La nostra nazione riunita tutta sotto un sol capo sarebbe formidabile ai suoi nemici; un popolo, come il nostro generoso e nobile, colle immense risorse somministrate dal suo territorio e dalle sue facoltà intellettuali, potrebbe concepire dei vasti disegni ed ottenere dei grandi successi. Egli fu un tempo signore dell’universo, potrebbe ora gettar dell'ombra su tutte le nazioni1. Ma l'Italia sarebbe perciò felice? Per asserirlo, converrebbe supporre che la felicità della nazione consista nella forza delle armi, nell'esser terribile allo straniero, nel poter con vantaggio cominciare una guerra e continuarla senza cedere, nel possedere tutto ciò che fa d’uopo per esser temuta e che è necessario per non temere, nell'abbondanza dei mezzi per sostenere la gloria dei propri eserciti e la fortuna delle proprie armi. Ma se la vera felicità dei popoli è riposta nella pace necessaria alle arti utili, alle lettere, alle scienze, nella prosperità del commercio e dell'agricoltura, fonti della ricchezza
- ↑ «Il importe peut-être au repos de l'Europe qu'elle (l'Italie) reste divisée, comme elle es!, en différentes souverainetés; car, si toutes tombaient au pouvoir d'un seul, et que ce monarque eût la rage et le génie de conquêtes, que ne tenterait il pas avec tous les moyens qu'il trouverait dans un tel pays?» Coyer, Voyage d'Italie, Vue générale su l'Italie, chap. I.