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146 i. puerili

a morte dai farisei, ma delusore delle loro insidie. Echeggiò la Palestina della fama de' suoi miracoli, risuonò la Giudea dello strepito della sua dottrina, parlò il mare di Tiberiade dei suoi meravigliosi portenti. Passava egli beneficando e cinto di gloria, e felice stimavasi colui cui un lembo solo toccar fosse dato della sua veste. Sciamavano gl'infermi dietro il Salvatore e, resi sani, a divulgar si recavano le meraviglie e i prodigi oprati dal Nazareno. Destossi la invidia dei farisei e paventò che tanta gloria a ridondar non avesse in loro ruina. Ma, più glorioso nel loro livore, segui l’Uom Dio a beneficare e oprar prodigi, e se talvolta schivò fuggitivo le giudaiche insidie, e se fu pur anco dal proprio volere costretto a sottrarsi alle pietre che la mano audace dei farisei era per lanciar contro lui, andò la umiliazione congiunta alla gloria che le acclamazioni incessanti de' giudaico popol festoso, d'infermi sottratti ai più imminenti perigli, e d'altri tolti perfino al trionfo della morte di cui già divenuti eran preda, a lui procuravano toccante ed eccelsa. Il cibare nel deserto le seguaci turbe fameliche, il ricevere al suo piè supplichevole gli adoratori di numi bugiardi, i principi stessi e i magnati furono trionfi della dignità sua divina, furono illustri contrassegni del suo supremo dominio, che, tra le umiliazioni puranco e gli oltraggi, ai quali, assumendo la umana natura, volle egli assoggettarsi, maestoso splendeva e lucente. Giunse il tempo della Passione spietata, giunse il tempo in cui il Salvatore dell'uomo dovea per man dell'uomo morire. Ma qual gloria non precedé là in Gerosolima, futuro teatro delle sue pene, le ingiurie che soffrir deve nella Passione imminente? Ah! tu lo vedesti, città ingrata e versatile, entrar trionfante fra le tue mura, accolto dai tuoi cittadini, acclamato dai tuoi fanciulli qual figlio di David, quale inviato dall'Eterno; tu che stendesti allora sotto i suoi piedi le vestimenta con quelle mani colle quali fra poco a cinger glieli avevi di catene; tu che alzasti giuliva le palme e gli allori del suo trionfo, con quelle braccia con le quali avevi ben presto a sollevare i flagelli; che il dicesti venuto in nome dell’Altissimo con quella bocca colla quale fra poco chieder ne dovevi la morte. La notte è presente,