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134 | i. puerili |
libero, seguendo la premessa definizione della libertà. Gli uomini hanno un bel gridare di esser liberi; essi non possono non avvedersi della necessità in cui sono di sceglier sempre il meglio e di rifiutare il peggio. Taluno, per dimostrare talvolta la propria libertà, avrà forse scelto ciò che se gli presentava sotto l'aspetto di male; ma in tal caso egli cessò di riguardar la cosa come cattiva, e non la elesse che in vista della soddisfazione che provava, credendo di poter mostrare la propria libertà. Crederà l'uomo bene spesso di aver abbracciato il male come male, ed egli non avrà fatto che lasciare un bene per seguirne uno maggiore. E diffatto, come potrebbe egli mai, veduto il bene e conosciuto il male, appigliarsi a questo piuttosto che a quello e seguire a considerarlo come male, se tutte le sue azioni non possono non tendere mai sempre all'acquisto della felicità, della quale il male è il distruttore? Or dunque, se l'uomo non è determinato che da una causa, la quale necessariamente lo determina e non può non cagionare tutte le sue risoluzioni, convien confessare che la idea ch'egli si forma della propria libertà è affatto chimerica, e non è che un sogno. Ecco l'argomento invincibile de' fatalisti, il qual è da se solo bastevole a dissipare tutte le obiezioni degli avversari; e, su questo appunto fondato l'autore dell'Analisi delle idee, ragionevolmente asserì che è un inganno il creder l’uomo dotato di libertà.
— Essendo questo argomento, come voi dite — rispose il letterato, — l'Achille dei fautori della necessità, mi permetterete di cominciar da lungi a combatterlo, e di condannare in prima la idea del libero arbitrio, che si formano i libertini. Il celebre Leibnizio rigetta giustamente la nozione della libertà che vien proposta dall'autore dell'Origine del male, la quale appunto è quella che sogliono d'ordinario ammettere i fatalisti. Il libero arbitrio adunque, secondo i più sapienti filosofi, non è che una facoltà di eleggere. Or questa facoltà ha per fondamento l'amor necessario del bene, ossia di quella felicità, al desiderio della quale siamo spinti dalla natura medesima, per modo che ci si rende impossibile il bramare il male ed il fuggire il bene. Ed ecco, voi mi dite, l'uomo non libero, giacché egli non può