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vi. scherzi epigrammatici 115


IV

L'AMORE DI CERA

Ode del medesimo.


     Mentre un dí vendeasi un caro
Amorino in cera espresso,
invaghito a lui m’appresso,
e lo chiedo al venditor.
     — Orsù via di quest’Amore,
a colui bramoso io dico:
— quale è il prezzo? dimmi, amico.
Io l’immagin comprerò. —
     Quegli in dorica favella:
— Dammi — dice — quel che vuoi,
che dell’idolo alfin poi
giá l’artefice non son.
     Anzi vo’ che lungi vada
l’irrequieto fanciulletto,
con Amor l’albergo, il letto
piú comuni aver non vo’.
     — Orsú dunque, ecco una dramma,
quell’immagine a me rendi, —
a lui dico; e tu m’accendi,
tu m’infiamma, Amore, il cor.
     Se ricusi, affé che tosto
ti condanno, Amore, al fuoco,
e da quello a poco a poco
tutto struggere ti fo.