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Mia madre è Leccamacine, la figlia
del rinomato re Mangiaprosciutti.
Con letizia comun de la famiglia,
mi partorí dentro una buca; e tutti
i piú squisiti cibi, e noci e fichi,
fûro il mio pasto a que’ bei giorni antichi. 10
Che d’ospizio consorte io ti diventi,
esser non può: diversa è la natura.
Tu di sguazzar nell’acqua ti contenti;
ogni miglior vivanda è mia pastura;
frugar per tutto, a tutto porre il muso,
e viver d’uman vitto abbiamo in uso. 11
Rodo il piú bianco pan, ch’appena cotto,
dal suo cesto, fumando, a sé m’invita;
or la tortella, or la focaccia inghiotto
di granelli di sesamo condita;
or la polenta ingrassami i budelli,
or fette di prosciutto, or fegatelli. 12
Ridotto in burro addento il dolce latte,
assaggio il cacio fabbricato appena;
cerco cucine, visito pignatte
e quanto all’uomo apprestasi da cena;
ed or questo or quel cibo inzuccherato
cred’io che Giove invidi al mio palato. 13
Né pavento di Marte il fiero aspetto,
e, se pugnar si dee, non fuggo o tremo.
De l’uomo anche talor balzo nel letto,
de l’uom ch’è sí membruto, ed io nol temo;
anzi pian pian gli vo rodendo il piede,
e quei segue a dormir, né se n’avvede.