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84 i - versi

20sedendo in compagnia, non posa un attimo
che sempre a vóto non digrigni e strepiti.
     Fatta di terra un’altra donna diedero
gli eterni a l’uomo in costui pena e carico.
Null’altro intende fuorché mangia e corcasi;
25e ’l verno, o quando piove e ’l tempo è rigido
accosto al focolar tira la seggiola.
     Dal mare un’altra donna ricavarono,
talor gioconda, graziosa e facile
tal che gli strani, a praticarla, esaltanla
30per la donna miglior che mai vedessero;
talor come la cagna intorno ai cuccioli,
infuria e schizza, agli ospiti, ai domestici,
agli amici, ai nemici aspra, salvatica,
e, non ch’altro, a mirarla, spaventevole,
35Qual per appunto il mar, che piano e limpido
spesso giace la state, e in cor ne godono
i naviganti; spesso ferve ed ulula
fremendo. È l’oceán cosa mutabile
e di costei la naturale immagine.
     40Una donna dal ciuco e da la cenere
suscitâro i Celesti, e la costringono
forza, sproni e minacce a far suo debito.
Ben s’affatica e suda, ma per gli angoli
e sopra il focolar la mane e ’l vespero
45va rosecchiando, e la segreta venere
con qualsivoglia accomunar non dubita.
     Un gener disameno e rincrescevole,
di bellezza, d’amor, di grazia povero,
da la faina uscì. Giace nel talamo
50svogliatamente, e del marito ha stomaco:
ma rubare i vicini e delle vittime
spesso gode ingoiar pria che s’immolino.
     D’una cavalla zazzeruta e morbida
nacque tenera donna che de l’opere
55servili è schiva e l’affannare abomina.