frutto celasti a la diurna luce, 55cui giá di sotto a l’erba
ultrice mano al pianto e al sol riduce.
Vieni, mira, crudel. Questo giuravi
a lei ne la suprema
ora di sua costanza, e quella colpa 60che a te largía tu col suo sangue lavi?
Cosí la sventurata
virtú ch’ella ti fea vittima estrema
le contraccambi? Or guata
questi martori, e questi 65atteggiati d’asprissimo dolore
infelici sembianti: io grido, o fèra,
io grido a te; quando cotal vedesti
far la meschina, in quella
non ti sovvenne de l’antico amore? 70non quando al tuo desir la festi ancella?
Che misero diletto
fu ’l tuo, tradita amante! oh come poco
godesti di tuo fallo! E t’avea pure
giá punita il sospetto 75e la paura, e di vergogna il foco,
e le angosce, e lo sprone
del pentimento: or non bastava al fato
sí greve pena; or questo
ultimo guiderdone 80serbava al fallo tuo: morir per opra
di quel che tanto amavi, e cosí presto
per l’etá verde, e in barbaro cruciato;
e non lasciar qua sopra
altro che ’l sovvenir del tuo peccato.
85Che dico? or qui non mi badar, ch’io mento,
alma affannosa. Ed era