20t’ebber la bella spoglia?
Tu lo sai, poverella, che non puote
voce mortal cotanto;
tu sai che, per ch’il voglia,
a narrar tuo cruciato altri non vale. 25Che s’al ver non cedesse il nostro canto,
giuro che ’l bosco e ’l sasso umano e pio
di pietade immortale
faria per la tua doglia il canto mio.
Ahi ahi! misera donna, io gelo e sudo 30pur quando ne la mente
mi ritraggo il tuo scempio: or sofferirlo
nel tuo tenero vel come fu crudo!
Ma dimmi, non ti valse
pria de lo strazio il palpitar frequente 35e ’l tremito? e non calse
a quegli orsi del volto
sudato e bianco; e non giovârti in quella
orrida pena e sotto a’ ferri atroci
il pianto miserabile né il molto 40addimandar pietate,
e non le tristi grida, e non la bella
sembianza, e ’l gener frale, e non l’etate?
Misera! invan le braccia
spasimate stendesti, ed ambe invano 45sanguinasti le palme a stringer vòlte,
come il dolor le caccia,
gli smaniosi squarci e l’empia mano.
Or io te non appello,
carnefice nefando, uso ne’ putri 50corpi affondar l’acciaro:
odimi, a te favello,
o scellerato amante. Ecco non serba
la terra il tuo misfatto, e invan l’amaro