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2.
ELEGIA
(1818)
Dove son? dove fui? che m’addolora?
Aimè ch’io la rividi, e che giammai
non avrò pace al mondo insin ch’io mora.
Che vidi, o ciel, che vidi, e che bramai!
5Perché vacillo? e che spavento è questo?
Io non so quel ch’io fo, né quel ch’oprai.
Fugge la luce, e ’l suolo ch’i’ calpesto
ondeggia e balza, in guisa tal ch’io spero
ch’egli sia sogno e ch’i’ non sia ben desto.
10Aimè! ch’io veglio, e quel che sento è il vero;
vero è ch’anzi morrò ch’al guardo mio
sorga sereno un dí su l’emispero.
Meglio era ch’i’ morissi avanti ch’io
rivedessi colei che in cor m’ha posto
15di morire un asprissimo desio:
ch’allor le membra in pace avrei composto;
or fia con pianto il fin de la mia vita,
or con affanno al mio passar m’accosto.
O cielo o cielo, io ti domando aita.
20Che far debb’io? conforto altro non vedo
al mio dolor, che l’ultima partita.