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sonetti | 67 |
Fágli de la cucuzza una schiacciata:
ve’ che basisce, e dice al mondo: — Vale. —
14Suso un’altra, e ’l sollecita e lo spaccia.
In grazia, Manzo, avaccia:
a ogni mo’ ti bisogna ire al cassone,
17passando per li denti a le persone.
SONETTO QUARTO
E’ fa gheppio. Su l’anca or lo stramazza,
l’arrovescia; e lo sgozza e l’accoltella.
Ve’ ch’ancor trema e palpita e balzella,
4guata che le zampaccie in aria sguazza.
Qua, che giá ’l sangue spiccia e sgorga e sprazza,
qua presto la barletta e la scodella;
reca qualcosa, o secchia o catinella
8o ’l bugliuolo o la pentola o la cazza:
corri pel calderotto o la stagnata,
dá’ di piglio a la tegghia o a l’orinale;
11presto, dico, il malan che ti disfaccia.
Di molto sangue avea quest’animale:
mo’ fagli fare un’altra scorpacciata,
14e di vento l’impregna e l’abborraccia.
Istrigati e ti sbraccia:
mano speditamente a lo schidone;
17busagli ’l ventre, e ’nzeppavi ’l soffione.
SONETTO QUINTO
Senti ch’e’ fischia e cigola e strombazza:
gli è satollo di vento: or lo martella,
e ’l dabbudá su l’epa gli strimpella
4e ne rintrona il vicolo e la piazza.