175Cristo e la Madre vede, e sol non vede
tuo mortal guardo quel che veder mai
non può da questo mondo altro che fede.
Quella nube tel cela da’ cui rai
lo fiammeggiar di cento soli è vinto, 180dove pur di mirar forza non hai;
dico la somma Essenza, inver’ cui spinto
è dal cor suo, ma ch’a mirar non basta
uom da suo corpo a questa terra avvinto.
Cónto t’è ’l mondo omai, cónta la vasta 185solitudin terrena ov’uomo ad uomo
ed a se stesso ed a suo ben contrasta.
Vedesti i frutti del piagnevol pomo,
e ’l cercar gioia che ’n dolor si muta,
e le vane speranze e ’l van rinomo: 190come dietro ad error sen va perduta
tanta misera gente, e come tanti
visser per fama di cui fama è muta.
Vedesti i fèri guai, vedesti i pianti
che reca armato chi ragion non prezza, 195e i crudi giochi e i luttuosi vanti.
Che far nel mondo vostro dove spezza
sue leggi e suo dover lo rege ei pure,
e misero diviene in tant’altezza,
se non cercar del cielo, ove sicure 200son l’alme dal furor de la tempesta,
e téma è morta e le roventi cure?
E lo ciel ti si dona. Omai t’appresta,
ché veduto non hai sogni né larve:
certa e verace vision fu questa. 205Presso è ’l dí che morrai. — Qui tutto sparve.