Oh dolce pianto, oh fortunato lutto, 140oh vento che ’l nocchier sospinse al porto
u’ nol conturba piú vento né flutto! —
I’ stava in quella vista tutto assorto
quando repente correr come strale
un lampo vidi da l’occaso a l’orto. 145Allor per l’aria tutta batter l’ale
rugghiando i quattro venti, e ’l tuon mugghiare
dal boreal deserto al polo australe,
e sbattersi da lungi e dicrollare
lor cime i monti, e dal profondo seno 150metter continuo cupo ululo il mare,
e l’aria farsi roggia in un baleno
come le nubi a sera in occidente,
e sotto a’ piedi ansando ir lo terreno,
e ’l ruscel che venuto era torrente, 155spumar, fumar con alto gorgoglío
sí come in vaso al foco onda bollente.
Quando con suon vastissimo s’aprío
in mezzo al santo loco il ciel piú addrento,
e allor cademmo al suol l’Angelo ed io. 160E tra sua luce sopra ’l firmamento
apparve Cristo e avea la Madre al fianco,
e tutto tacque e stette in quel momento.
Cosí smarrissi lo ’ntelletto stanco
quando l’Angel mi fe’ levar lo viso, 165che ’n lo membrar la voce e ’l cor vien manco.
Vidi Cristo, e non sono in paradiso?
e Maria vidi, e ’n terra anco mi veggio?
e vidi ’l cielo, e altrui pur lo diviso?
O Cristo, o Madre, o sempiterno seggio 170u’ celeste si fa nostra natura,
che narrar di voi posso e che dir deggio?
— T’allegra omai, che tua stagion matura —
disse lo Spirto, — e sei presso a la sede
ove letizia eternamente dura.