Lume di sole a petto a quello è fioco
che rifletteasi ’n terra e ’l suol fea vago
brillando tra le foglie del bel loco, 70qual da limpido ciel su queto lago
cinto di piante in ermo loco il sole
versa sua luce e sua tranquilla imago.
Qui vengon manco al ver le mie parole,
ch’i’ vidi cose in mezzo a quel fulgore, 75cui dir non può la lingua, e ’l pensier vòle.
Vidi distesa piaggia onde ’l colore
e ’l fiorire e ’l gioire a la beltate
m’aprîr la mente e dilatârmi ’l core.
Canti s’udian sí dolci che di state 80men caro è sul meriggio in riva a un fiume
udir gli augelli e l’aure innamorate.
Splendean l’erbette di sí vago lume
che luccicar men vaghi a la mattina
i rugiadosi prati han per costume. 85E la luce era tanta, che la brina
al sol men chiaro splende, e men raggiante
splende al sol bianca neve in piaggia alpina.
Intrecciavansi i raggi tra le piante,
e rifletteansi in onde tanto chiare 90che quel fulgor quaggiú non ha sembiante.
Come se viva lampa a un tratto appare
in tenebrosa stanza, chi v’è drento
forz’è che ’l lume con la man ripare:
sí mi vinser que’ raggi in un momento: 95per che l’umide luci i’ riserrai,
che ’l poter venne manco a l’ardimento.
E l’Angel disse: — Mira! — ed i’ levai
lo sguardo un’altra volta, e vidi quanto
nostra sola virtú non vide mai. 100Alme vestite di lucido manto
ivan per quelle vie del paradiso,
sciolte le labbra al sempiterno canto.