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48 i - versi

     guastar campagne e al pavido cultore
140messa la man tra le sudate chiome,
di sua casuccia trascinarlo fòre:
     brillar tra morti e ’nsanguinati come
lion che ’n belva marcida si sfama;
rider tra genti lagrimose e dome.
     145Dunque far solo il mondo è vostra brama,
e ’l viver vostro è per l’altrui morire,
e sí tra voi si viene in seggio e ’n fama?
     Ve’ di quegli aspri le sembianze dire
lo cui passaggio al mondo fu guadagno,
150e ’l natale e la vita fu martire.
     Mira colui che nome ebbe di magno,
e fe’ di sangue egizia frode rossa;
e ’l Pelide che piange suo compagno,
     e guerra maladice e la sua possa,
155e presso ha ’l re de’ re che ’l teucro lido,
coprí di spoglie sanguinose e d’ossa,
     e vincitor perí di ferro infido,
e per guerra perdé la luce e ’l regno;
e quel che ’nvan divenne a tanto grido:
     160il macedone i’ dico, c’ha disdegno
però ch’ir vana da la morta valle
di sua man l’opra vide e di suo ’ngegno:
     e Ciro e Brenno e Pirro ed Anniballe
che grandi un tempo e fûr meschini allora
165che fortuna lor dato ebbe le spalle;
     e come sol per nembo si scolora
vider lor fama intenebrarsi, e poi
venir pallida e muta l’ultim’ora.
     Cosí passa fortuna degli eroi,
170e la gran mole in un sol dí fracassa
che tanto pianto fe’ versar tra voi:
     com’onda a gli astri sorta che s’abbassa
e cade in un baleno e al pian s’agguaglia,
e di suo levamento orma non lassa. —