Da lungi la s’udia come talvolta
di nembo cui sul mar lo vento caccia, 105l’urlar tra l’onde e ’l mormorar s’ascolta;
o notturna del mar cupa minaccia
perché ’l villan che presso il turbo crede,
si desta e sorge ed al balcon s’affaccia.
Allor ch’a un tratto, sí come si vede 110campo di secche canne incontr’al sole,
quand’e’ co’ rossi raggi a sera il fiede;
o come andar tra noi di faci suole
notturno stuol, di Cristo appo ’l ferètro,
il dí che di sua morte il ciel si dòle: 115cotal si vide in mezzo a l’aer tetro
un lampeggiar di scudi e lance e spade
che tremolava intorno a fèro spetro.
Sua scossa asta parea grandin che cade
con alto rombo giú da nugol nero, 120su i tetti rimbalzando e per le strade.
Tentennava sua testa atro cimiero,
e pendea ’l brando nudo in rossa lista,
digocciolando sangue in sul sentiero.
Iva ’l membruto mostro e facea trista 125tutta sua via, che dietro si lasciava
foco ch’ardea tra l’erbe in fèra vista.
— Ve’ — l’Angel disse, — la crudel che lava
col sangue i campi, e col brando rovente
fa tante piaghe e tante fosse scava. 130Altro costume de l’umana gente:
cacciar lo ferro gelido e la mano
del prossimo nel corpo e del parente:
correre e disertar lo monte e ’l piano,
e ’n un giorno e ’n un punto l’opra e ’l frutto 135di sudor molto e molta etá far vano:
strugger mura, arder tempi e farsi brutto
di cenere, e vestirsi di terrore,
e ’ngoiar le cittadi come flutto: