Venía gigante altissimo, ’l seguía
lunghissim’ombra piena di spavento,
cieco cosí che brancolando gía.
Correa da prima ratto come vento, 35poi tenne ’l passo per lo buio calle,
sí ch’iva al fine come neve lento.
Gli era infinito esercito a le spalle,
e di voci facea tanto certame
che tutta piena d’eco era la valle. 40Ivan latrando quelle genti grame,
e su lor crespa fronte e su la cava
lor mascella parea seder la fame.
Al lume i’ gli scorgea che s’avventava
da le angeliche forme ai visi smorti, 45e men chiaro e piú fioco ritornava.
— Questi tenner sentieri oscuri e torti
in cercar veritá — lo Spirto disse,
— d’errar volenterosi, o malaccorti.
Vedi colui che cosí presto visse, 50Zoroastro inventor di scienza vana,
e quel che ’nsegnò tanto e nulla scrisse:
i’ dico ’l Samio mastro che l’umana
mente fe’ vil cosí che la ridusse
a starsi con le fère in bosco e ’n tana; 55e quel da Citte che tanta produsse
gente al dolor sí come al piacer dura;
e l’Abderita che la mente strusse;
e la Cinica turba che sicura
da error non fu sotto ’l cencioso panno, 60e ’l lercio duce de la mandra impura.
Ve’ come soli e pensierosi vanno Socrate e Plato e ’l magno di Stagira,
sdegnando ’l gregge e lo comun tiranno.
Guata lá que’ nefandi pieni d’ira 65contra l’Eterno, sopra la cui testa
solcato da baleni un turbo gira.