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inno a nettuno 27

sto un epiteto di Giove τοῦ ζωογόνου, cioè generatore di animali: da che potrebbe argomentarsi che questo nome non fosse diverso da quello di Γενέθλιος, che io poco sopra in quest’inno ho renduto «Natalizio». Ma che cotesti siano due nomi differenti apparisce sí da quest’inno medesimo, come da Plutarco, che nelle Simposiache, libro V, quistione 3, riferisce il nome «Fitalmio» non agli animali a cui appartiene l’altro «Natalizio» ma alle piante; ed è superfluo l’osservare che φυτόν in effetto vale «pianta».

Verso 180. — «Io dirotti Asfaleo, poiché salute tu rechi a’ naviganti». — Antico comentatore di Aristofane, note agli Acarriesi: Ἀσφάλειος Ποσειδῶν παρὰ Ἀθηναίοις τιμᾶται ἵνα ἀσφαλῶς πλέωσιν «A Nettuno Asfaleo rendon culto gli ateniesi, a fine di navigare alla sicura». Strabone, libro I, parla di un tempio Ποσειδῶνος Ἀσφαλίου, «di Nettuno Asfaleo» o «Asfalia», alzato in certa isola da quei di Rodi. Veggansi il luogo di Suida nella nota che segue; Macrobio, Saturnali, libro I, capo 17; ed Eustazio, Comento al primo della Iliade verso 36, e al quinto, verso 334 e seguenti. Ἁσφάλεια vale «sicurtà».

Verso 192. — «Che Tenaro». — Comentator greco di Tucidide, note al libro I: Ταίναρον, ἀκροτήριον Λακωνικῆς, ἱερὸν Ποσειδῶνος. «Tenaro, promontorio di Laconia e tempio di Nettuno». Aristofane, Acarnesi:

Ὁ Ποσειδῶν, ἐπὶ Ταινάρῳ θεός
Nettuno, il dio che in Tenaro s’onora.

Stazio, Tebaide, libro II:

     Ast ubi prona dies longos super aequora fines
     exigit, atque ingens medio natat umbra profundo;
     interiore sinu frangentia littora curvat
     Taenarus, expositos non audax scandere fluctus,
     Illic Aegeo Neptunus gurgite fessos
     In portum deducit equos.

Cornelio Nipote, Vita di Pausania: «Fanum Neptuni est Taenari, quod violare nefas putant Graeci». — Pomponio Mela,