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2. — Elegia. — Nel volume dei Versi è la seconda. La prima, col titolo: Il primo amore, fu accolta nell’edizione fiorentina (1831) e poi nelle successive dei Canti, ove l’ho naturalmente riprodotta anch’io. La seconda elegia era giá stata ristampata negli Studi filologici, pp. 182-4 e negli Scritti letterari, II, 235-40.
3. — Per donna inferma e Nella morte di una donna fatta trucidare. — La prima poesia pare scritta per Serafina Basvecchi, figlia della marchesa Olimpia Melchiorri, maritata prima a Pietro Basvecchi, poi in seconde nozze (1812) al conte Vito Leopardi, fratello di Monaldo. La Serafina, nata nel 1802 e maritata nel 1826 con l’avvocato Domenico Marcoaldi, morí nel 1846. A lei il Leopardi accenna anche ne La sera del dí di festa, e probabilmente doveva esser per lei un’altra poesia, della quale non rimane se non un abbozzo (A una fanciulla, 1819, in Scritti vari inediti dalle carte napoletane, p. 47; e cfr. Mestica, Gli amori di G. L., in Studi leopardiani, p. 95 segg.). — Circa la seconda poesia, basterá ricordare che si riferisce a una Virginia del Mazzo, moglie d’un impiegato alla dogana di Pesaro, incinta durante l’assenza del marito e fatta abortire. — Il 9 febbraio 1820, il Leopardi mandava all’avvocato Pietro Brighenti a Bologna «un piccolo manoscritto»: erano queste due canzoni quella ad Angelo Mai, che egli voleva pubblicare. Vi fu al proposito un carteggio durato oltre tre mesi, nel quale si discusse del formato, della carta, del prezzo che avrebbe importato l’edizione, e anche del disegno del Leopardi di unire alle tre nuove canzoni le due stampate l’anno innanzi a Roma: All’Italia e Sopra il monumento a Dante. Ma all’ultimo momento intervenne il conte Monaldo, che il 9 aprile scrisse: «Con riflessione piena e matura, non posso assolutamente permettere la ristampa delle due canzoni sull’Italia e Dante. Delle altre disapprovo quella sulla donna fatta morire, ecc.». L’indignazione del poeta per questa «censura» domestica pare veramente eccessiva; e conclusione singolare fu che la canzone al Mai, che doveva passar quasi di contrabbando tra le altre due, fu pubblicata sola. Di queste due, restate inedite, la prima fu pubblicata da Alessandro D’Ancona (Per nozze Perugia-Levi, Pisa, 1870), di su una copia della contessa Paolina, e ristampata nell’Appendice all’Epistolario, dal Viani; negli Scritti letterari, II, 247-50, dal Mestica; nei Canti e versioni, da Camillo Antona-Traversi (Cittá di Castello, Lapi, 1887, pp. 207-14). La seconda vide la luce negli Scritti vari inediti dalle carte napoletane, pp. 42-6.