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canto ottavo 199

16
     Son laggiú nel profondo immense file
di seggi ove non può lima o scarpello;
seggono i morti in ciaschedun sedile
con le mani appoggiate a un bastoncello,
confusi insiem l’ignobile e il gentile
come di mano in man gli ebbe l’avello:
poi ch’una fila è piena, immantinente
da piú nòvi occupata è la seguente.
17
     Nessun guarda il vicino o gli fa motto.
Se visto avete mai qualche pittura
di quelle usate farsi innanzi a Giotto,
o statua antica, in qualche sepoltura
gotica, come dice il volgo indotto,
di quelle che a mirar fanno paura,
con le faccie allungate e sonnolenti
e l’altre membra pendule e cadenti;
18
     pensate che tal forma han per l’appunto
l’anime colaggiú nell’altro mondo;
e tali le trovò poi che fu giunto
il topo, nostro eroe, nel piú profondo.
Tremato sempre avea fino a quel punto
per la discesa, il ver non vi nascondo;
ma come vide quel funereo coro,
per poco non restò morto con loro.
19
     Forse con tal, non giá con tanto orrore,
visto avete in sua carne ed in suoi panni
Federigo secondo imperatore
in Palermo giacer da secent’anni,
senza naso né labbra, e di colore
quale il tempo può far con lunghi danni,
ma col brando alla cinta e incoronato,
e con l’imago della terra allato.