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canto settimo 191

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     Altissima in sul mar da tutti i lati
quest’isola sorgea con tali sponde,
e scogli intorno a lor sí dirupati
e voragini tante e sí profonde,
ove con tal furor, con tai latrati
davano e sparse rimbalzavan l’onde,
che di pure appressarsi a quella stanza
mai notator né legno ebbe speranza.
41
     Sola potea la region del vento
dare al sordido lido alcuna via.
Ma gli augelli scacciava uno spavento
ed un fetor che dalla nebbia uscia.
Pure ai nostri non fûr d’impedimento
queste cose, il cui volo ivi finia;
ché quel funereo padiglione eterno
copria de’ bruti il generale inferno.
42
     Colá rompendo la selvaggia notte
gli stanchi volatori abbassâr l’ale,
e quella terra calpestâr che inghiotte
puro e semplice l’io d’ogni animale;
e posersi a seder su le dirotte
ripe ove il piè non pose altro mortale,
levando gli occhi alla feral montagna
che il mezzo empiea dell’arida campagna.
43
     D’un metallo immortal, massiccio e grave
quel monte il dorso nuvoloso ergea:
nero assai piú che per versate lave
non par da presso la montagna etnea;
tornito e liscio, e fra quell’ombre cave
un monumento sepolcral parea:
tali alcun sogno a noi per avventura
spettacoli creò fuor di natura.