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canto settimo 189

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     Sovra i colli ove Roma oggi dimora
solitario pascea qualche destriero,
errando al sol tersissimo, che indora
quel loco al mondo sopra tutti altèro.
Non conduceva ancor l’ardita prora
per le fauci scillee smorto nocchiero,
che di Calabria per terrestre via
nel suol trinacrio il passegger venía.
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     Dall’altra parte aggiunto al gaditano
era il lido ove poi Cartago nacque;
e giá si discoprian di mano in mano
fenicii legni qua e lá per l’acque.
Anche apparia di fuor sull’oceáno
quella che poi sommersa entro vi giacque,
Atlantide chiamata, immensa terra,
di cui leggera fama or parla ed erra.
34
     Per lei piú facil varco aveasi allora
ai lidi lá di quell’altro emisfero
che per l’artiche nevi e per l’aurora
polar che avvampa in ciel maligno e nero,
né di perigli pien cosí com’ora,
dritto fendendo l’oceáno intero.
Di lei fra gli altri ragionò Platone,
e il viaggio del topo è testimone.
35
     Per ogni dove andar bestie giganti
o posar si vedean sulla verdura,
maggiori assai degl’indici elefanti
e di qual bestia enorme è di statura.
Parean dall’alto collinette erranti
o sorgenti di mezzo alla pianura.
Di sí fatti animai son le semente,
come sapete, da gran tempo spente.