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CANTO SETTIMO
1
D’aggiunger mi scordai nell’altro canto
che il topo ancor l’incognito richiese
del nome e dello stato, e come tanto
fosse ad un topo pellegrin cortese,
e da che libri ovver per quale incanto
le soricine voci avesse apprese.
Parte l’altro gli disse, e il rimanente
voler dir piú con agio il dí seguente.
2
Dedalo egli ebbe nome, e fu per l’arte
simile a quel che fece il laberinto.
Che il medesimo fosse, antiche carte
mostran la fama aver narrato o finto.
Se la ragion de’ tempi in due li parte,
non vo’ d’anacronismo esser convinto.
Gli anni non so di Creta o di Minosse;
il Niebuhr li diria, se vivo fosse.
3
Antichissima, come è manifesto
fu del nostro l’etá. Però dichiaro,
lettori e leggitrici, anzi protesto,
che il Dedalo per fama oggi sí chiaro,
forse e probabilmente non fu questo
del quale a ragionarvi io mi preparo,
ma piú moderno io non saprei dir quanto;
ed in via senza piú torna il mio canto.