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176 ii - paralipomeni della batracomiomachia

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     Cani, pecore e buoi che sparsi al piano
o su pe’ monti si trovâr di fuore,
dalle correnti súbite lontano
ruzzolando fûr tratti a gran furore
insino ai fiumi, insino all’oceáno,
orbo lasciando il povero pastore.
Fortuna e delle membra il picciol pondo
scampâro il conte dal rotare al fondo.
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     Giá ristato era il nembo, ed alle oscure
nubi affacciarsi or l’una or l’altra stella
quasi timide ancora e mal sicure
ed umide parean dalla procella.
Ma sommerse le valli e le pianure
erano intorno, e come navicella
vota fra l’onde senza alcuna via
il topo or qua or lá notando gía;
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     e in suo cor sottentrata allo spavento
era l’angoscia del presente stato.
Senza de’ lochi aver conoscimento,
solo e giá stanco, e tutto era bagnato.
Messo s’era da borea un picciol vento
freddo, di punte e di coltella armato,
che dovunque, spirando, il percotea,
pugnere al vivo e cincischiar parea;
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     sí che se alcun forame o se alcun tetto
non ritrovasse a fuggir l’acqua e il gelo,
e la notte passar senza ricetto
dovesse, che salita a mezzo il cielo
non era ancor, sentiva egli in effetto
che innanzi l’alba lascerebbe il pelo.
Ciò pensando, e mutando ognor cammino,
vide molto di lungi un lumicino,