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canto quinto 161

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     Di suo vero, od al ver piú somigliante,
sentir, del quale ogni scrittore è muto,
dirovvi il parer mio da mal pensante,
qual da non molto in qua son divenuto,
che per indole prima io rette e sante
le volontá gran tempo avea creduto,
né d’appormi cosí m’accadde mai,
né di fallar poi che il contrario usai.
25
     Dico che Rodipan di porre sciolta
la causa sua dalla comun de’ topi
in man de’ granchi avea per cosa stolta;
veduta, si può dir, con gli occhi propi
tanta perfidia in quelle genti accolta,
quanta sparsa è dagl’indi agli etiòpi,
e potendo pensar che dopo il patto
similmente lui stesso avrian disfatto.
26
     Ma desiato avria che lo spavento
della guerra de’ granchi avesse indotto
il popolo a volere esser contento
che il seggio dato a lui non fosse rotto,
sí che spargendo volontario al vento
la fragil carta, senza piú far motto,
fosse stato a veder se mai piacesse
al re granchio adempir le sue promesse.
27
     Cosí re senza guerra e senza patto
forse trovato in breve ei si saria,
da doppio impaccio sciolto in un sol tratto,
e radicata ben la dinastia;
né questo per alcun suo tristo fatto,
per tradimento o per baratteria,
né violato avendo in alcun lato
il giuramento alla cittá giurato.

G. Leopardi, Opere -VIII. 11