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canto quarto 151

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     Immantinente, poi che divulgato
fu per fama in Topaia il suo ritorno,
interrotto il concorso ed acchetato
il giulivo romor fu d’ogni intorno.
Tristo annunzio parea quel che bramato
e sospirato avean pur l’altro giorno,
perché giá per obblio fatte sicure
destava l’alme ai dubbi ed alle cure.
33
     Prestamente il legato a Rodipane
l’umor del granchio e l’aspre leggi espose,
e nel maggior Consiglio la dimane
per mandato del re l’affar propose.
Parver l’esposte leggi inique e strane,
fatti sopra vi fûr comenti e chiose;
alfin, per pace aver dentro e di fuore,
a tutto consentir parve il migliore.
34
     Tornò nel campo ai rigidi contratti
il conte con famigli e con arnesi,
e l’accordo fermò secondo i patti
che giá per le mie rime avete intesi.
Soscriver non sapea, né legger gli atti
il granchio, arti discare a’ suoi paesi;
ma lesse e confermò con la sua mano
un ranocchio che allor gli era scrivano.
35
     Ratto uno stuol di trentamila lanzi
ver’ Topaia lietissimo si mosse,
a doppie paghe e piú che doppi pranzi,
benché rato l’accordo ancor non fosse;
e nella terra entrò, dietro e dinanzi
schernito per le vie con le piú grosse
beffe che imaginar sapea ciascuno,
non s’avvedendo quelli in modo alcuno.