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E che quei che selvaggi il volgo appella,
che nei piú caldi e nei piú freddi liti
ignudi al sole, al vento, alla procella,
e sol di tetto natural forniti,
contenti son, da poi che la mammella
lasciâr, d’erbe e di vermi esser nutriti,
temon l’aure e le frondi, e che disciolta
dal sol non caggia la celeste volta; 5
non vita naturale e primitiva
menan, come fin qui furon creduti,
ma per corruzion sí difettiva,
da una perfetta civiltá caduti,
nella qual come in propria ed in nativa
i padri dei lor padri eran vissuti:
perché stato sí reo come il selvaggio
estimar natural non è da saggio: 6
non potendo mai star che la natura,
che al ben degli animali è sempre intenta,
e piú dell’uom, che principal fattura
esser di quella par che si consenta
da tutti noi, sí povera e sí dura
vita, ove pur pensando ei si sgomenta,
come propria e richiesta e conformata
abbia al genere uman determinata. 7
Né manco sembra che possibil sia
che lo stato dell’uom vero e perfetto
sia posto in capo di sí lunga via
quanta a farsi civile appar costretto
il gener nostro a misurare in pria,
u’ son cent’anni un dí quanto all’effetto:
sí lento è il suo cammin per quelle strade
che il conducon dal bosco a civiltade.