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canto secondo 125

24
     gelò sotto la crosta a tal favella,
popol, suffragi, elezioni udendo,
il casto lanzo, al par di verginella
a cui con labbro abbominoso orrendo
le orecchie tenerissime flagella,
fango intorno e corrotte aure spargendo,
oste impudico o carrozzier. Si tinge
ella ed imbianca, e in sé tutta si stringe.
25
     E disse al conte: — Per guardar ch’io faccia,
legittimo potere io qui non trovo.
Da molti eletto, acciò che il resto io taccia
ricever per legato io non approvo. —
Poscia, com’un che dal veder discaccia
scandalo o mostro obbrobrioso e novo,
tôr si fe’ quindi i topi, ed in catene
chiuder sotterra e custodir ben bene.
26
     Fatto questo, mandò significando
al proprio re per la piú corta via
l’impensata occorrenza, e supplicando
che comandasse quel che gli aggradia.
Era quel re, per quanto investigando
ritrovo, un della terza dinastia
detta de’ Senzacapi, e in su quel trono
sedea di nome tal decimonono.
27
     Rispose adunque il re che, nello stato
della sedia vacante, era l’eletto
del campo ad accettar come legato;
tosto quel regno, o volontario o stretto
creasse altro signor; nessun trattato
egli giammai, se non con tal precetto,
conchiudesse con lor; d’ogni altro punto
facesse quel che gli era prima ingiunto.