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110 ii . paralipomeni della batracomiomachia

12
     Giá la stella di Venere apparia
dinanzi all’altre stelle ed alla luna:
tacea tutta la piaggia, e non s’udia
se non il mormorar d’una laguna,
e la zanzara stridula, ch’uscía
di mezzo alla foresta all’aria bruna:
d’Espero dolce la serena imago
vezzosamente rilucea nel lago.
13
     Taceano i topi ancor, quasi temendo
i granchi risvegliar, benché lontani,
e chetamente andavan discorrendo
con la coda in gran parte e con le mani,
maravigliando pur di quell’orrendo
esercito di bruti ingordi e strani,
e partito cercando a ciascheduna
necessitá della comun fortuna.
14
     Morto nella battaglia era, siccome
nel poema d’Omero avete letto,
Mangiaprosciutti, il qual, credo, per nome
Mangiaprosciutti primo un dí fu detto;
intendo il re de’ topi; ed alle some
del regno sostener nessuno eletto
avea morendo, e non lasciato erede,
cui dovesser gli dèi la regia sede.
15
     Ben di lui rimaneva una figliuola,
Leccamacine detta, a Rodipane
sposata, e madre a quello onde ancor vola
cotanta fama per le bocche umane,
Rubabriciole il bel, dalla cui sola
morte il foco scoppiò fra topi e rane:
tutto ciò similmente o giá sapete,
o con agio in Omero il leggerete.