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Ma quando in mezzo al Iago ritrovossi
e videsi la ripa assai lontana,
conobbe il rischio, si pentí, turbossi;
fortemente stringevasi a la rana;
sospirava, piangea, svelleva i crini
or se stesso accusando, ora i destini. 20
Voti a Giove facea, pregava il cielo
che soccorso gli desse in quell’estremo,
tutto bagnato di sudore il pelo.
Stese la coda in acqua, e come un remo
dietro la si traea, girando l’occhio
or ai lidi, or a l’onde, or al ranocchio. 21
E diceva tra sé: — Che reo cammino,
misero, è questo mai! quando a la mèta,
deh! quando arriverem? Quel bue divino
a vie minor periglio Europa in Creta
portò per mezzo il torbido oceáno,
che mi porti costui per un pantano. — 22
E qui dal suo covil, con larghe rote,
ecco un serpe acquaiuolo esce a fior d’onda.
Irrigidisce il sorcio; e Gonfiagote
lá dove la palude è piú profonda
fugge a celarsi, e ’l topo sventurato
abbandona fuggendo a l’empio fato. 23
Disteso a galla, e vòlto sottosopra,
il miserel teneramente stride.
Fe’ con la vita e con le zampe ogni opra
per sostenersi; e poi, quando s’avvide
ch’era giá molle e che ’l suo proprio pondo
forzatamente lo premeva al fondo;