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Una notte d’autunno, andando ei molto
     Di notte, come i topi han per costume,
     Un temporal sopra il suo capo accolto
     Oscurò delle stelle ogni barlume;
     Gelato un nembo in turbine convolto
     Colmò le piagge d’arenose spume,
     Ed ai campi adeguò così la via,
     Che seguirla impossibil divenia.

25


Il vento con furor precipitando
     Schiantava i rami e gli arbori svellea,
     E tratto tratto il fulmine piombando
     Vicine rupi e querce scoscendea
     Con altissimo suon, cui rimbombando
     Ogni giogo, ogni valle rispondea,
     E con tale un fulgor, che tutto il loco
     Parea subitamente empier di foco.

26


Non valse al conte aver la vista acuta
     E nel buio veder le cose appunto,
     Che la strada assai presto ebbe perduta,
     E dai seguaci si trovò disgiunto.
     Per la campagna, un lago or divenuta,
     Notava e sdrucciolava a ciascun punto.
     Più volte d’affogar corse periglio,
     E levò supplicando all’etra il ciglio.