Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 95 — |
24
Una notte d’autunno, andando ei molto
Di notte, come i topi han per costume,
Un temporal sopra il suo capo accolto
Oscurò delle stelle ogni barlume;
Gelato un nembo in turbine convolto
Colmò le piagge d’arenose spume,
Ed ai campi adeguò così la via,
Che seguirla impossibil divenia.
25
Il vento con furor precipitando
Schiantava i rami e gli arbori svellea,
E tratto tratto il fulmine piombando
Vicine rupi e querce scoscendea
Con altissimo suon, cui rimbombando
Ogni giogo, ogni valle rispondea,
E con tale un fulgor, che tutto il loco
Parea subitamente empier di foco.
26
Non valse al conte aver la vista acuta
E nel buio veder le cose appunto,
Che la strada assai presto ebbe perduta,
E dai seguaci si trovò disgiunto.
Per la campagna, un lago or divenuta,
Notava e sdrucciolava a ciascun punto.
Più volte d’affogar corse periglio,
E levò supplicando all’etra il ciglio.