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Se non era che quei che per nefando
     Inganno del castello eran signori,
     E ch’or più faci al vento sollevando
     Sedean lassù nell’alto esploratori,
     Visto il popolo attorno ir trepidando
     E dentro ritornar quelli di fuori,
     Indovinâr quel ch’era, e fatti arditi
     I serragli sforzâr mal custoditi.

4


E con sangue e terror corsa la terra
     Aprîr le porte alla compagna gente,
     Che, qual tigre dal carcer si disserra
     O da ramo si scaglia atro serpente,
     Precipitaron dentro, e senza guerra
     Tutto il loco ebber pieno immantinente.
     Il rubare, il guastar d’una nemica
     Vincitrice canaglia il cor vi dica.

5


Più giorni a militar forma d’impero
     L’acquistata città fu sottoposta,
     Brancaforte imperando, anzi nel vero
     Quel ranocchin ch’egli avea seco a posta,
     A ciò che l’alfabetico mistero
     Gli rivelasse in parte i dì di posta,
     E sempre che bisogno era dell’arte
     D’intendere o parlar per via di carte.