Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 88 — |
3
Se non era che quei che per nefando
Inganno del castello eran signori,
E ch’or più faci al vento sollevando
Sedean lassù nell’alto esploratori,
Visto il popolo attorno ir trepidando
E dentro ritornar quelli di fuori,
Indovinâr quel ch’era, e fatti arditi
I serragli sforzâr mal custoditi.
4
E con sangue e terror corsa la terra
Aprîr le porte alla compagna gente,
Che, qual tigre dal carcer si disserra
O da ramo si scaglia atro serpente,
Precipitaron dentro, e senza guerra
Tutto il loco ebber pieno immantinente.
Il rubare, il guastar d’una nemica
Vincitrice canaglia il cor vi dica.
5
Più giorni a militar forma d’impero
L’acquistata città fu sottoposta,
Brancaforte imperando, anzi nel vero
Quel ranocchin ch’egli avea seco a posta,
A ciò che l’alfabetico mistero
Gli rivelasse in parte i dì di posta,
E sempre che bisogno era dell’arte
D’intendere o parlar per via di carte.