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E cura avea che veramente fosse
     Con perfetto rigor la pena inflitta,
     Nè dalle genti per pietà commosse
     Qualche parte di lei fosse relitta,
     E il numero e il tenor delle percosse
     Ricordava, e la verga a ciò prescritta.
     Buon sonator per altro, anzi divino
     La corte il dichiarò di violino.

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Questi, poichè con involute e vaghe
     Risposte ebbe gran tempo ascoso il vero,
     Al capitan di quei che doppie paghe
     Già da’ topi esigean senza mistero
     Ammessi senza pugna e senza piaghe,
     Mandò, quando gli parve, un suo corriero.
     Avea quel capitan fra i parlatori
     Della gente de’ granchi i primi onori:

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Forte ne’ detti sì che per la forte
     Loquela il dimandâr Boccaferrata.
     Il qual venuto alle reali porte
     Chiese udienza insolita e privata.
     Ed intromesso, fe, come di corte,
     Riverenza, per granchio, assai garbata:
     Poi disse quel che, riposato alquanto
     Racconterò, lettor, nell’altro canto.