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E se colma d’angoscia e di paura
Del topolin la vita ci apparisce,
Il qual mirando mai non s’assicura,
Fugge e per ogni crollo inorridisce,
Corruzion si creda e non natura
La miseria che il topo oggi patisce,
A cui forse il menâr quei casi in parte
Che seguitando narran queste carte.
25
E la dispersion della sua schiatta
Ebbe forse d’allor cominciamento;
La qual raminga in sulla terra è fatta,
Perduto il primo e proprio alloggiamento,
Come il popol giudeo, che mal s’adatta,
Esule, sparso, a cento sedi e cento,
E di Solima il tempio e le campagne
Di Palestina si rammenta e piagne.
26
Ma il novello signor giurato ch’ebbe
Servar esso e gli eredi eterno il patto,
Incoronato fu come si debbe;
E il manto si vestì di pel di gatto,
E lo scettro impugnò che d’auro crebbe,
Nella cui punta il mondo era ritratto,
Perchè credeva allor del mondo intero
La specie soricina aver l’impero.
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