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Resta che il viver zotico e ferino
Corruzion si creda e non natura,
E che ingiuria facendo al suo destino
Caggia quivi il mortal da grande altura;
Dico dal civil grado, ove il divino
Senno avea di locarlo avuto cura:
Perchè se al ciel non vogliam fare oltraggio,
Civile ei nasce, e poi divien selvaggio.
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Questa conclusion che, ancor che bella,
Parravvi alquanto inusitata e strana,
Non d’altronde provien se non da quella
Forma di ragionar diritta e sana
Ch’a priori in iscola ancora s’appella,
Appo cui ciascun’altra oggi par vana,
La qual per certo alcun principio pone,
E tutto l’altro a quel piega e compone.
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Per certo si suppon che intenta sia
Natura sempre al ben degli animali,
E che gli ami di cor, come la pia
Chioccia fa del pulcin ch'ha sotto l’ali:
E vedendosi al tutto acerba e ria
La vita esser che al bosco hanno i mortali.
Per forza si conchiude in buon latino,
Che la città fu pria del cittadino.