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Non potendo mai star che la natura,
     Che al ben degli animali è sempre intenta,
     E più dell’uom, che principal fattura
     Esser di quella par che si consenta
     Da tutti noi, sì povera e sì dura
     Vita, ove pur pensando ei si sgomenta,
     Come propria e richiesta e conformata
     Abbia al genere uman determinata.

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Nè manco sembra che possibil sia
     Che lo stato dell’uom vero e perfetto
     Sia posto in capo di sì lunga via
     Quanta a farsi civile appar costretto
     Il gener nostro a misurare in pria,
     U’ son cent’anni un dì quanto all’effetto:
     Sì lento è il suo cammin per quelle strade
     Che il conducon dal bosco a civiltade.

8


Perchè ingiusto e crudel sarebbe stato,
     Nè per modo nessun conveniente,
     Che all’infelicità predestinato,
     Non per suo vizio o colpa, anzi innocente,
     Per ordin primo e natural suo fato,
     Fosse un numero tal d’umana gente,
     Quanta nascer convenne e che morisse
     Prima che a civiltà si pervenisse.