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Tornato, dunque, come sopra ho detto,
L’esercito de’ topi alla cittade,
E cessato il picchiar le palme e il petto
Pei caffè, per le case e per le strade,
Cedendo all’amor patrio ogni altro affetto,
Od al timor, come più spesso accade,
Del ritorno a cercar del messaggero
Fu volto con le lingue ogni pensiero.
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Perchè parea che nel saper l’intento
Degl’inimici consistesse il tutto,
E fosse senza tal conoscimento
Ogni consiglio a caso e senza frutto,
Nè trattar del durabil reggimento
Del regno aver potesse alcun costrutto,
Se la tempesta pria non si quetasse
Ch’ogni estremo parea che minacciasse.
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Ma per quei giorni sospirata in vano
La tornata del conte alla sua terra,
Il qual, venuto a fera gente in mano,
Regii cenni attendea prigion sotterra,
Crescendo dell’ignoto e del lontano
L’ansia e la tema, ed a patir la guerra
Parendo pur, se guerra anco s’avesse,
Che lo stato ordinar si richiedesse;