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Certo se un suol germanico o britanno
     Queste ruine nostre ricoprisse,
     Di faci a visitar l’antico danno
     Più non bisogneria ch’uom si servisse,
     E d’ogni spesa in onta e d’ogni affanno
     Pompei, ch’ad ugual sorte il fato addisse,
     All’aspetto del sol tornata ancora
     Tutta, e non pur sì poca parte fôra.

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Vergogna sempiterna e vitupero,
     D’Italia non dirò, ma di chi prezza
     Disonesto tesor più che il mistero
     Dell’aurea antichità porre in chiarezza,
     E riscossa di terra allo straniero
     Mostrare ancor l’italica grandezza.
     Lor sia data dal ciel giusta mercede,
     Se pur ciò non indarno al ciel si chiede.

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E mercè s’abbia, non di riso e d’ira,
     Di ch’ebbe sempre assai, ma d’altri danni,
     L’ipocrita canaglia onde sospira
     L’Europa tutta invan tanti e tanti anni,
     I papiri ove cauta ella delira,
     Scacciando ognun sui mercenari scanni;
     Razza a cagion di cui mi dorrebb’anco
     Se boia e forche ci venisser manco.


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