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Dentro palagi e fabbriche reali
Sorgean di molto buona architettura,
Collegi senza fine ed ospedali
Vôti sempre, ma grandi oltre misura,
Statue, colonne ed archi trionfali,
E monumenti alfin d’ogni natura.
Sopra un masso ritondo era il castello
Forte di sito a maraviglia e bello.
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Come chi d’Apennin varcato il dorso
Presso Fuligno, per la culta valle
Cui rompe il monte di Spoleto il corso,
Prende l’aperto e dilettoso calle,
Se il guardo lieto in sulla manca scorso
Leva d’un sasso alle scoscese spalle,
Bianco, nudato d’ogni fior, d’ogni erba,
Vede cosa onde poi memoria serba,
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Di Trevi la città, che con iscena
D’aerei tetti la ventosa cima
Tien sì, che a cerchio con l’estrema schiena
Degli estremi edifizi il pie s’adima;
Pur siede in vista limpida e serena
E quasi incanto il viator l’estima,
Brillan templi e palagi al chiaro giorno,
E sfavillan finestre intorno intorno;