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Gelò sotto la crosta a tal favella,
Popol, suffragi, elezione udendo,
Il casto lanzo, al par di verginella
A cui con labbro abbominoso orrendo
Le orecchie tenerissime flagella,
Fango intorno e corrotte aure spargendo,
Oste impudico o carrozzier. Si tinge
Ella ed imbianca, e in sè tutta si stringe.
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E disse al conte: Per guardar ch’io faccia,
Legittimo potere io qui non trovo.
Da molti eletto, acciò che il resto io taccia,
Ricever per legato io non approvo.
Poscia com’un che dal veder discaccia
Scandalo o mostro obbrobrioso e novo,
Tor si fe quindi i topi, ed in catene
Chiuder sotterra e custodir ben bene.
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Fatto questo, mandò significando
Al proprio re per la più corta via
L’impensata occorrenza, e supplicando
Che comandasse quel che gli aggradia.
Era quel re, per quanto investigando
Ritrovo, un della terza dinastia
Detta de’ Senzacapi, e in su quel trono
Sedea di nome tal decimonono.
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