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Trottava il conte, al periglioso andare
     Affrettando co’ suoi le quattro piante,
     A piedi intendo dir, chè cavalcare
     Privilegio è dell’uomo, il qual di tante
     Bestie che il suol produce e l’aria e il mare,
     Sol per propria natura è cavalcante,
     Come, per conseguenza ragionevole,
     Solo ancor per natura è carezzevole.

4


Era maggio, che amor con vita infonde,
     E il cuculo cantar s’udia lontano,
     Misterioso augel, che per profonde
     Selve sospira in suon presso che umano,
     E qual notturno spirto erra, e confonde
     Il pastor che inseguirlo anela invano,
     Nè dura il cantar suo, che in primavera
     Nasce e il trova l’ardor venuto a sera.

5


Come ad Ulisse ed al crudel Tidide,
     Quando ai novi troiani alloggiamenti
     Ivan per l’ombre della notte infide,
     Rischi cercando e insoliti accidenti,
     Parve l’augel che si dimena e stride,
     Segno, gracchiando, di felici eventi
     Arrecar da Minerva, al cui soccorso
     L’uno e l’altro, invocando, era ricorso;