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Ora ai compagni, ricercando a quale
Fosse in nome comun l’uffizio imposto,
Che del campo de’ granchi al generale
Gisse oratore, e che per gli altri tosto
D’ovviar s’ingegnasse a novo male,
Nessun per senno e per virtù disposto
Parve a ciò più del conte; il qual di stima
Tenuto era da tutti in su la cima.
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Così da quelle schiere, a prova eretto
L’un piè di quei dinanzi, all’uso antico,
Fu, per parer di ciascheduno, eletto
Messaggier dell’esercito al nemico.
Nè ricusò l’uffizio, ancor ch’astretto
Quindi a gran rischio: in campo ostil, mendico
D’ogni difesa, andar fra sconoscenti
D’ogni modo e ragion dell’altre genti.
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E sebben lassa la persona, e molto
Di posa avea mestier, non però volle
Punto indugiarsi al dipartir: ma colto
Brevissimo sopor su l’erba molle,
Sorse a notte profonda, e seco tolto
Pochi servi de’ suoi, tacito il colle
Lasciando tutto, e sonnolento, scese,
E per l’erma campagna il cammin prese.