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La biblioteca ch’ebbe era guernita
     Di libri di bellissima sembianza,
     Legati a foggia varia, e sì squisita,
     Con oro, nastri ed ogni circostanza,
     Ch’a saldar della veste la partita
     Quattro corpi non erano abbastanza.
     Ed era ben ragion, che in quella parte
     Stava l’utilità, non nelle carte.

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Lascio il museo, l’archivio, e delle fiere
     Il serbatoio, e l’orto delle piante,
     E il portico, nel quale era a vedere,
     Con baffi enormi e coda di gigante,
     La statua colossal di Lucerniere,
     Antico topolin filosofante,
     E dello stesso una pittura a fresco,
     Pur di scalpello e di pennel tedesco.

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Fu di sua specie il conte assai pensoso,
     Filosofo morale, e filotopo;
     E natura lodò che il suo famoso
     Poter mostri quaggiù formando il topo;
     Di cui l’opre, l’ingegno e il glorioso
     Stato ammirava; e predicea che dopo
     Non molto lunga età, saria matura
     L’alta sorte che a lui dava natura.