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Pur dagli amici in parte, e dalle stesse
     Proprie avvertenze a poco a poco indotto,
     Anche al romanzo storico concesse
     Albergar coi giornali, e che per otto
     Volumi o dieci camminar potesse;
     E in fin, come dimostro è da quel dotto
     Scrittor che sopra in testimonio invoco,
     Alla tedesca poesia diè loco.

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La qual d’antichità supera alquanto
     Le semitiche varie e la sanscrita,
     E parve al conte aver per proprio vanto
     Sola il buon gusto ricondurre in vita,
     Contro il fallace oraziano canto,
     A studio, per uscir della via trita,
     Dando tonni al poder, montoni al mare;
     Gran fatica, e di menti al mondo rare.

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D’arti tedesche ancor fu innamorato,
     E chiamavale a sè con gran mercede:
     Perchè, giusta l’autor sopra citato,
     Non eran gli obelischi ancora in piede,
     Nè piramide il capo avea levato,
     Quando l’arti in Germania avean lor sede,
     Ove il senso del bello esser più fino
     Veggiam, che fu nel Greco o nel Latino.

     


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