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Valiche l’acque, valicâr gran tratto
     Di terra ferma ed altro mar di poi,
     E così come prima avevan fatto
     La parte rivarcâr che abitiam noi.
     Già di rincontro a lor nasceva, e ratto
     Si spandeva il mattin sui monti eoi,
     Quando là di Topaia accanto al sasso
     Chinàr Dedalo e il conte i vanni al basso.

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Quivi non visti, rintegrâr le dome
     Forze con bacco e con silvestri ghiande.
     Poscia Dedalo, avuta io non so come
     Una pelle di granchio in quelle bande,
     L’altro coprì delle nemiche some,
     Tal che parve di poi tra le nefande
     Bestie un granchio più ver che appresso i Franchi
     Non paion delle donne i petti e i fianchi.

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Alfin del conte alle onorate imprese
     Fausto evento pregando e fortunato,
     L’ospite e duce e consiglier cortese
     Partendosi da lui prese commiato.
     Piangeva il topo, e con le braccia stese
     Cor gli giurava eternamente grato.
     Quei l’abbracciò come poteva, e solo
     Poi verso il nido suo riprese il volo.


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