Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 132 — |
33
Presso alla soglia dell’avaro speco
Dedalo ritrovò che l’attendeva,
E poi ch’alquanto ragionando seco
Di quel che dentro là veduto aveva,
Riposato si fu sotto quel cieco
Vel di nebbia che mai non si solleva,
Rassettatesi l’ali in sulla schiena
Con lui di novo abbandonò l’arena.
34
Riviver parve al semivivo, escito
Che fu del buio a riveder le stelle.
Era notte e splendean per l’infinito
Oceán le volubili facelle;
Leggermente quel mar che non ha lito
Sferzavan l’auree fuggitive e snelle,
E s’andava a quel suono accompagnando
Il rombo che color facean volando.
35
Rapido sì che non cedeva al vento,
Ver Topaia drizzâr subito il volo,
Portando l’occhio per seguire intento
I due lumi ch’ha sempre il nostro polo.
D’isole sparso il liquido elemento
Scoprian passando, e sull’oscuro suolo
Volare allocchi e più d’un pipistrello
Che al topo s’accostò come fratello.