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Presso alla soglia dell’avaro speco
     Dedalo ritrovò che l’attendeva,
     E poi ch’alquanto ragionando seco
     Di quel che dentro là veduto aveva,
     Riposato si fu sotto quel cieco
     Vel di nebbia che mai non si solleva,
     Rassettatesi l’ali in sulla schiena
     Con lui di novo abbandonò l’arena.

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Riviver parve al semivivo, escito
     Che fu del buio a riveder le stelle.
     Era notte e splendean per l’infinito
     Oceán le volubili facelle;
     Leggermente quel mar che non ha lito
     Sferzavan l’auree fuggitive e snelle,
     E s’andava a quel suono accompagnando
     Il rombo che color facean volando.

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Rapido sì che non cedeva al vento,
     Ver Topaia drizzâr subito il volo,
     Portando l’occhio per seguire intento
     I due lumi ch’ha sempre il nostro polo.
     D’isole sparso il liquido elemento
     Scoprian passando, e sull’oscuro suolo
     Volare allocchi e più d’un pipistrello
     Che al topo s’accostò come fratello.