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E confuso e di cor tutto smarrito,
Con voce il più che si poteva umile,
E in atto ancor dimesso e sbigottito,
Mutando al dimandar figura e stile,
Interrogò gli spirti a qual partito
Appigliar si dovesse un cor gentile
Per far dell’ignominia ov’era involta
La sua stirpe de’ topi andar disciolta.
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Come un liuto rugginoso e duro
Che sia molti anni già muto rimaso,
Risponde con un suon fioco ed oscuro
A chi lo tenta o lo percota a caso,
Tal con un profferir torbo ed impuro
Che fean mezzo le labbra e mezzo il naso,
Rompendo del tacer l’abito antico
Risposer l’ombre a quel del mondo aprico.
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E gli ordinâr che riveduto il sole
Di penetrar fra’ suoi trovasse via,
Chè poi ch’entrar della terrestre mole
Potea nel cupo, anche colà potria;
Ivi in pensieri, in opre ed in parole
Seguisse quel che mostro gli saria
Per lavar di sua gente il disonore
Dal general di nome Assaggiatore.