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E confuso e di cor tutto smarrito,
     Con voce il più che si poteva umile,
     E in atto ancor dimesso e sbigottito,
     Mutando al dimandar figura e stile,
     Interrogò gli spirti a qual partito
     Appigliar si dovesse un cor gentile
     Per far dell’ignominia ov’era involta
     La sua stirpe de’ topi andar disciolta.

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Come un liuto rugginoso e duro
     Che sia molti anni già muto rimaso,
     Risponde con un suon fioco ed oscuro
     A chi lo tenta o lo percota a caso,
     Tal con un profferir torbo ed impuro
     Che fean mezzo le labbra e mezzo il naso,
     Rompendo del tacer l’abito antico
     Risposer l’ombre a quel del mondo aprico.

29


E gli ordinâr che riveduto il sole
     Di penetrar fra’ suoi trovasse via,
     Chè poi ch’entrar della terrestre mole
     Potea nel cupo, anche colà potria;
     Ivi in pensieri, in opre ed in parole
     Seguisse quel che mostro gli saria
     Per lavar di sua gente il disonore
     Dal general di nome Assaggiatore.