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Non è l’estinto un animal risivo,
     Anzi negata gli è per legge eterna
     La virtù per la quale è dato al vivo
     Che una sciocchezza insolita discerna,
     Sfogar con un sonoro e convulsivo
     Atto un prurito della parte interna.
     Però, del conte la dimanda udita,
     Non risero i passati all’altra vita.

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Ma primamente a lor su per la notte
     Perpetua si diffuse un suon giocondo,
     Che di secolo in secolo alle grotte
     Più remote pervenne insino al fondo.
     I destini tremâr non forse rotte
     Fosser le leggi imposte all’altro mondo,
     E non potente l’accigliato eliso,
     Udito il conte, a ritenere il riso.

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Il conte, ancor che la paura avesse
     De’ suoi pensieri il principal governo,
     Visto poco mancar che non ridesse
     Di sè l’antico tempo ed il moderno,
     E tutto per tener le non concesse
     Risa sudando travagliar l’inferno,
     Arrossito saria, se col rossore
     Mostrasse il topo il vergognar di fuore.