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Nè mai selvaggio alcun di premio o pene
Destinate agli spenti ebbe sentore,
Nè già dopo il morir delle terrene
Membra l’alme credè viver di fuore,
Ma palpitare ancor le fredde vene,
E in somma non morir colui che more,
Perch’un rozzo del tutto e quasi infante
La morte a concepir non è bastante.
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Però questa caduca e corporale
Vita, non altra, e il breve uman viaggio,
In modi e luoghi incogniti immortale
Dopo il fato durar crede il selvaggio,
E lo stato i sepolti anco aver tale
Qual ebber quei di sopra al lor passaggio,
Tali i bisogni, e non in parte alcuna
Gli esercizi mutati o la fortuna.
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Ond’ei sotterra con l’esangue spoglia
Ripon cibi e ricchezze e vestimenti,
Chiude le donne e i servi acciò non toglia
Il sepolcro al defunto i suoi contenti,
Cani, frecce ed arnesi a qualsivoglia
Arte ch’egli adoprasse appartenenti,
Massime se il destin gli avea prescritto
Che con la man si procacciasse il vitto.
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