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Colà rompendo la selvaggia notte
Gli stanchi volatori abbassâr l’ale,
E quella terra calpestâr che inghiotte
Puro e semplice l’io d’ogni animale,
E posersi a seder sur le dirotte
Ripe ove il piè non porse altro mortale,
Levando gli occhi alla feral montagna
Che il mezzo empiea dell’arida campagna.
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D’un metallo immortal, massiccio e grave
Quel monte il dorso nuvoloso ergea:
Nero assai più che per versate lave
Non par da presso la montagna etnea;
Tornito e liscio, e fra quell’ombre cave
Un monumento sepolcral parea:
Tali alcun sogno a noi per avventura
Spettacoli creò fuor di natura.
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Girava il monte più di cento miglia
E per tutto il suo giro alle radici
Eran bocche diverse a maraviglia
Di grandezza tra lor, ma non d’uffici.
Degli estinti animali ogni famiglia,
Dalle balene ai piccioli lombrici,
Alle pulci, agl’insetti, onde ogni umore
Han pieno altri animai dentro e di fuore.